Nuovo patto generazionale

Diventare più vecchi di quanto potevano i nostri nonni è certo una benedizione. Il ritiro dal lavoro per dedicarsi a sé stessi, ma molto più spesso agli affetti e ai nipoti, era la parte importante di una vita in tre fasi: formazione, lavoro, pensione.
Sono rimasto però stupito poco tempo fa, quasi mortificato, sentendo la madre di un mio vecchio amico che gli manifestava il disagio che la coglieva nel presentarsi alla cassa del supermercato con la social card. Certo, detto in inglese potrebbe sembrare qualcosa di meglio della qualificazione che da quella tessera di plastica: povero. La signora coglieva e me l’ha trasmessa, una sensazione di vessazione che quella finta carta di credito portava con sé con una perdita quasi di dignità. Essere anziani è già essere un po’ più poveri, ma privare gli anziani più poveri della dignità è una inutile barbarie.
Mi sono trovato a riflettere sul perché non si sono aumentate le pensioni minime e sul perché non si è ricorsi ad altri mezzi senza dover rendere certificare in modo palese lo stato di povertà. Mi sono trovato a riflettere sulla differenza fra giustizia sociale e carità. No, non è questa la strada! Per me è tornato il tempo per chiedere che sia restituito decoro alle pantere grigie, che il patto fra generazioni non abbia a base l’insicurezza dei giovani e la povertà. Per questo mi sono reso disponibile per la candidatura nella lista di Sinistra e Libertà per mi batterò, se sarò eletto, per un vero Stato sociale attento ai diritti e contro un assistenzialismo straccione.

Emilio Arisi

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